IL COGNOME RICCIOTTI

 

Gli studiosi consultati inseriscono di norma il cognome Ricciotti fra le varianti del più diffuso cognome Ricci e sono concordi nel riportarlo ad una caratteristica fisica del capostipite.

Nel nostro caso indicherebbe “i capelli ricci, ricciuti” e sarebbe legato al sostantivo latino ericius : “riccio”, animale il cui dorso è ricoperto appunto da aculei irti e arruffati.
Si tratterebbe di un modo di individuare una persona che ha origini ben antiche, come testimonia lo stesso Dante, quando, nel canto VI del Paradiso, ricordando Lucio Quinzio Cincinnato, lo definisce ”Quinzio, che dal cirro negletto fu nomato”, che cioè fu soprannominato Cincinnato (dal lat. cincinnus , ricciolo) per la sua chioma arruffata.

Come tutti i cognomi moderni nasce in seguito al Concilio di Trento, che impone ai parroci, nella seconda metà del Cinquecento, di registrare negli appositi libri i propri parrocchiani. La disposizione crea non pochi problemi perché all'epoca non sempre i singoli individui disponevano di un cognome che li identificasse e li distinguesse dal resto della popolazione. Così a Falconara, dove i registri cominciarono ad essere compilati dal 1578, le persone vengono individuate in qualche raro caso con il cognome, in qualche altro con un soprannome e il più delle volte con la sequenza nome più patronimico, talora seguito da quello del nonno.

Il fenomeno rientra nella normalità, perché nelle Marche il processo di cognominazione avvenne lentamente a partire dal Cinquecento e può dirsi affermato alla fine del Seicento e concluso solo nei primi decenni del Settecento.
Il che da un certo punto di vista è per noi positivo, perché ci permette di vedere come il cognome si sia formato e quindi consolidato e stabilizzato.

La storia del nome della nostra famiglia non è comunque così lineare come accade di solito. Nel corso del tempo si susseguono infatti ben tre diversi appellativi: il primo legato al luogo di origine del capostipite; il secondo alla professione esercitata dal figlio e dai nipoti; infine il terzo, quello definitivo, tratto dal soprannome “Ricciotto”, che appare alla metà del XVII secolo. Abbastanza presto se si pensa alla lentezza con cui i cognomi si affermano nel territorio anconetano e marchigiano in genere.
Con il cognome Ricciotti il nucleo familiare che si radica e stabilisce a Falconara Marittima alla fine del Cinquecento si diffonde poi anche nelle località circostanti dando vita a nuovi rami indipendenti. Alla fine del Settecento uno di questi, il nostro, si trasferisce ad Ostra (all'epoca Montalboddo), sempre in provincia di Ancona.

Il primo componente della famiglia di cui abbiamo notizie documentarie è Francesco dalle Fratte [ora Fratte Rosa di Pesaro]. Alla metà del Cinquecento opera nell'area di Ancona e negli atti che lo riguardano viene individuato con il luogo di provenienza.

Il figlio Andrea, che evidentemente si era già radicato nella zona di Falconara, non viene più identificato con il luogo di origine, ma con un rimando alla professione svolta: “porchettaro” quindi o “da le porchette”.

A distinguerlo quindi è il mestiere di produttore e venditore di “porchette roste”. Un'attività allora largamente diffusa in tutte le Marche e ovviamente anche ad Ancona e nelle località circostanti.

Il figlio Giulio e il nipote Battista vengono indicati a volte con lo stesso appellativo, che comunque non sempre viene utilizzato nei registri parrocchiali, dove spesso si trova la sequenza tradizionale “nome di battesimo più nome del padre e in alcuni casi quello del nonno”.

L'individuazione dei componenti la famiglia sulla base della professione non riesce però, nel succedersi delle generazioni, a trasformarsi e fissarsi in cognome; probabilmente anche per il fatto che rinvia ad una attività esercitata sicuramente da Andrea e, ma solo in parte, da Giulio che nell'atto di morte non a caso è definito alla fine “massaro”.

Con il passare del tempo tale riferimento non appare più in grado di individuare e quindi differenziare il nostro nucleo familiare dal resto della popolazione locale e viene sostituito da un'altra forma cognominale, Ricciotti, che nel frattempo gli si era affiancato e che si trasforma da soprannome in vero e proprio cognome.

Appare per la prima volta accanto ai nomi di Battista e del figlio Antonio nella forma “detto Ricciotto”, “alias “Ricciotto” e finisce poi tra la fine del Seicento e gli inizi del ‘700 per fissarsi nell'antroponimo “Ricciotti”. In tal modo con il passaggio alla desinenza finale in –i, si registra un definitivo cambiamento di funzione e di significato dell'epiteto: non più soprannome, ma nome di famiglia.

Vari documenti ci permettono di seguire il passaggio dalla prima alla seconda denominazione, che dovettero ad ogni modo essere utilizzate contemporaneamente ed alternativamente.
Per Battista sono significativi due atti di battesimo, rispettivamente del 1659 e del 1664, in cui compaiono come padrini i figli Antonio e Camilla.
Ora se nel primo caso, la formula “Antonio di Battista alias Ricciotto”, può essere ambigua, nel secondo caso, “Camilla di Battista detto Ricciotto”, non è possibile alcun equivoco, l'appellativo può riferirsi solo a Battista.

“Lo tennero al sacro fonte Antonio di Dom[eni]co et D[onn]a Camilla di Battista d[etto] Ricciotto …”

 

Il passaggio è, poi, più che mai evidente nel figlio Antonio. Nell'atto di battesimo ( 28 gennaio 1618) è definito semplicemente “Antonio figlio di Battista di Giulio”; nell'atto di matrimonio è ancora “Antonio del Porchettaro” (23 agosto 1643) e nell'atto di morte “Antonio di Battista” ( 9 settembre 1673).
Già, però, nella “Nota delli cresimati di Falconara da Mons. Ill.mo e R.mo Aloisio Galli In Castel Ferretti l'anno 1651, adì 6 maggio” compare, attestato per la prima volta, quello che sarà il nuovo cognome della famiglia: “Gio: Paolo d' Ant(onio) Ricciotto”.


 

Negli ultimi decenni del Seicento il nuovo cognome apparirà sempre più frequentemente per indicare i figli di Antonio, anche se a volte i singoli componenti della famiglia vengono ancora individuati, come nei decenni precedenti, con il semplice nome, seguito da quello del padre e magari anche da quello del nonno.
Il cognome appare comunque ormai fissato anche negli atti civili, come risulta dal catasto di Falconara del 1686, dove troviamo, con le consuete varianti, “Domenico d'Antonio Riciotto, Giulio d'Antonio Ricciotti, Giovanni Paolo d'Antonio Riciotti”.

Dagli inizi del Settecento infine si afferma definitivamente e verrà sempre usato negli atti parrocchiali. Inizialmente, negli atti di fine Seicento, si osserva la forma Riciotto.

Nascita di Giovanni Battista di Domenico 1686.


che viene sostituita nel corso del secolo successivo dalle due varianti di Ricciotto, già presente per altro nell'atto di battesimo di Dianora del 22 ottobre 1679


e di Ricciotti, che sarà poi quella a prevalere fino a diventare definitiva negli atti dell'Ottocento e del Novecento.

Nascita di Francesco Giuseppe 1713.


Il cognome Ricciotti oggi risulta presente in Italia in 170 comuni ed è particolarmente diffuso nel Lazio e nelle Marche, soprattutto nella provincia di Roma e di Ancona .

In seguito alle note vicende dell'emigrazione italiana di fine Ottocento e primi Novecento il cognome Ricciotti si è diffuso anche negli Stati Uniti e nell'America del Sud .

Gran parte dei Ricciotti passati per Ellis Island (il sito ne registra un centinaio) non sono legati direttamente alla nostra famiglia, che pure partecipò al moto emigratorio sia per quanto riguarda il ramo rimasto a Falconara che per quello trasferitosi a Ostra.
Per il primo dobbiamo ricordare Serafino Ricciotti che, con la moglie Clementina Ragaglia e i figli Vincenzo e Fernando, dopo esser passato attraverso Ellis Island, raggiunse il Canada e si stabili a Wallaceburg, nella regione dell'Ontario.
Da Ostra invece Adolfo Ricciotti, nato il 16 ottobre 1906 , partì nel 1923 diretto a Buenos Aires per fermarsi in Argentina.

 

Testi consultati:
Emidio De Felice, Dizionario dei cognomi Italiani , Milano, A, Mondadori, 1978;
Michele Francipane, Dizionario ragionato dei cognomi italiani , Milano, Bur Dizionari, 2005;
Massimo Marroni, Dizionario dei cognomi , Osimo, Osimo Edizioni, 2007.
Cognomi e soprannomi nel Senigalliese , Senigallia, 1993;
Antroponimia e storia nell'Italia centrale , in “Proposte e ricerche”, XVII, 33, Senigallia, Libreria Editrice Sapere Nuovo, 1994.