r
 

I Ricciotti e il Consiglio della Comunità di Falconara nel Settecento

Dal XIII secolo Falconara entrò nell'orbita del potere della città di Ancona e divenne uno dei castelli del contado. Mantenne alcune autonomie in campo fiscale ed amministrativo, che restarono anche quando, a partire dal 1532, Ancona entrò definitivamente nello Stato della Chiesa. Sul governo locale si aggiunse allora una nuova autorità di controllo, quella del prelato governatore che vigilava sulla Comunità di Ancona e su quelle del suo territorio.

Alla metà del Cinquecento la struttura comunale di Falconara è ormai ben definita. A capo dell'amministrazione municipale era il Podestà, nominato dagli Anziani di Ancona, che rimaneva in carica tre mesi, ma poteva esser rinominato, e che aveva solo funzioni di controllo. A guidare la piccola comunità, almeno fino agli inizi dell'Ottocento, quando con la restaurazione pontificia, seguita all'occupazione napoleonica, i comuni vennero strutturati con organi analoghi a quelli attuali, era il Consiglio della Comunità di Falconara, formato da due Priori e da otto consiglieri, tutti falconaresi e di estrazione prevalentemente piccolo e medio borghese.

Sull'organizzazione del Consiglio comunitativo e sul modo in cui venissero eletti i priori, che restavano in carica per due mesi, non abbiamo molte notizie per il fatto che gran parte dell'archivio del Comune di Falconara è andata distrutta alla metà del Novecento. Possediamo attualmente un unico volume di atti consiliari, compresi fra il 1747 e il 1768, che documenta anno per anno le decisioni del Consiglio e mostra come la composizione delle compagini comunali, che si susseguono e aiutano il podestà nel disbrigo degli affari pubblici, non presenti cambiamenti significativi nel corso del tempo.

“Anno dopo anno sono i membri delle stesse famiglie dei Gratti, dei Gerundini, dei Marini, dei Pauri, dei Pighetti, degli Scaradozzi a passarsi di mano le maggiori cariche all'interno del Comune. Essi garantiscono una solidità del governo locale e fanno ipotizzare la formazione di un'embrionale oligarchia borghese, adattata al luogo, che ha pure una sua continuità in quanto le stesse famiglie si ritrovano nel secolo successivo e continuano a presenziare il Comune fino ai primi decenni del Novecento” 1.

Ora, sulla base di una serie di fonti dirette ed indirette possiamo affermare con certezza che per tutto il Settecento al novero delle alle famiglie sopra indicate si può aggiungere anche quella dei Ricciotti. Ma il loro contributo in questo settore è certamente più antico e può essere fatta risalire ai primi decenni del Seicento quando un membro della famiglia è già presente nel Consiglio o Parlamento della Comunità di Falconara, composto dai “massari”, capi di casa eletti, e dai “difenditori” o priori, che esercitano il potere amministrativo ed esecutivo.

Il primo ad entrarvi e ad operare in campo amministrativo è Giulio che nell'atto di morte stilato nei registri parrocchiali viene appunto definito “massaro” http://www.famigliaricciotti.it/immagini/icona_documenti.gif. Non sappiamo, poi, per mancanza di documentazione, se dopo la sua morte, avvenuta nel 1635, altri familiari l'abbiano sostituito continuando il suo operato; abbiamo però prove sicure che dagli inizi del Settecento la nostra famiglia ha nuovamente e con continuità un rappresentante nel civico consesso falconarese.

La prima testimonianza in proposito riguarda una deliberazione, risalente al 1701, in cui si decide di una supplica che un certo Bartolo Scaradozia rivolge per avere, a ragione del 6 per cento, i 150 scudi che la Comunità aveva depositato al Monte di Pietà di Ancona, per un census a favore suo, di Alessandro Scaradozia e di Carlo Gratti. La supplica venne accolta dal Consiglio in cui, in quel momento, sedevano come priori, il caporale Francesco Gratti e Giovanni Battista Ricciotti 2.

Lo stesso Giovanni Battista Ricciotti lo ritroviamo, ancora come priore, in un altro atto del 28 ottobre 1707 con cui viene istituito un censo di 25 scudi a favore di un tal Lodovico Compagnoni di Falconara 3.

Dopo la morte di Giovanni Battista, avvenuta nel 1716, il testimone passa al figlio Francesco, come prova la trascrizione sintetica di una delibera del Consiglio comunitativo riportata nel libro del Camerlengo, conservato nell'Archivio storico del comune di Falconara. Riguarda l'elezione del “balio Michelangelo Paciotti con l'emolumento di scudi 10 l'anno [il] quale dovrà servire questa Comunità per quello li occorre tanto a Signori Priori pro tempore, quanto al Depositario della medesima …” 4, decisa il 9 dicembre 1726, essendo priori Fiorano Compagnoni e Francesco Ricciotti, e data dal Palazzo Priorale di Falconara li 10 dicembre 1726.

La ricostruzione della partecipazione alla vita pubblica dei componenti la nostra famiglia si è fin qui basata su testimonianze episodiche e disorganiche, legate anche al caso, reperite in archivio o citate nei testi consultati. Altre sicuramente sarà possibile rinvenire continuando nell'esplorazione delle raccolte e dei vari fondi degli archivi, che incidentalmente custodiscono atti per noi significativi, e che ci permetteranno di colmare i vuoti relativi al terzo e quarto decennio del Settecento e agli ultimi quarant'anni del secolo.

Dal 1747 al 1768 invece possiamo far riferimento agli Atti consiliari, raccolti in modo organico nell'unico volume, il quinto, giunto fino a noi 5. Il suo esame non solo permette di ricostruire la gestione della cosa pubblica per quel ventennio, ma anche il modo in cui era organizzato il civico consesso e quali altre cariche ruotavano attorno ad esso.

La prima informazione che ricaviamo dal volume è che il Consiglio appare come un organismo chiuso, la cui composizione avveniva sulla base della cooptazione e della continuità famigliare.

Illuminante da questo punto di vista è il caso di Giovanni Battista di Francesco Ricciotti. Nella seduta dell'11 ottobre 1750 infatti venne esaminata una “supplica data da Giovanni Battista figlio del quondam Francesco Ricciotti quale adimanda il loco di consigliere del di lui padre e mandata a partito fu ottenuta a buoni voti e nessun contradicente” 6. In quella successiva del 15 novembre 1750 7 appare per la prima volta in calce al documento come consigliere e tale resterà fino alla morte, avvenuta a 48 anni il 25 settembre1765. Rivestirà più volte la carica di priore; praticamente almeno una volta se non due per ogni anno, a partire dal 4 aprile 1752 al 15 febbraio1764 8.

La sua attività pubblica non si limita a questo. Il Consiglio infatti eleggeva a giugno e a dicembre di ogni anno due deputati alle strade e un capitano di fiera. L'elezione avveniva con la forma dell'estrazione da un “bossolo” di una “polizza” in cui era scritto il nome del consigliere ed era subordinata alla sua accettazione.

Giovanni Battista venne estratto come Deputato alle strade, nel giugno 1753 :

“Adì 11 giugno 1753 Falconara

Furono estratti li due dep[uta]ti alle strade ed uscirono Sebastiano Scaradozi et Giovanni Battista Riciotti ed accettarono detta carica per li dì venturi sino li 11 dicembre venturo 1753 e tirare di loro emolumento scudi 2.50 fra ambi due” 9.

Successivamente ricoprì l'incarico altre quattro volte nel 1756,1760,1761 e 1764.

Venne estratto anche per la mansione di Capitano di fiera, una prima volta nel dicembre 1754 e una seconda nel dicembre 1759:
11 dicembre 1759
“Dove poi fu aperto il bossolo del Cap[itan]nio di Fiera [1760] e tirata fuori una polliza e letta parimenti in pubblico e in cui era scritto Giov. Battista Riciotti il quale accettò d[et]ta carica volentieri di Cap[itan]nio di Fiera” 10.

Nel corso del primo mandato Giovanni Battista Ricciotti presentò una supplica in cui, partendo dalla constatazione che per la fiera successiva, di cui lui era capitano, “non esservi legnami sufficienti per quelli che concorrono con le merci, cioè Tende e Banchi” per il fatto che in passato si era soliti prestarli a privati e poi era difficile recuperarli, proponeva che per l'avvenire ciò non potesse più esser permesso.

La supplica venne posta ai voti e “con voti favorevoli n. 10 e contrari nessuno […] fu stabilito, confermato e decretato che per l'avvenire non si possi più imprestare dette Robbe ad alcuna persona e che la chiave di detti legnami si tenghi rinserrata nel cassabanco dove si tiene il proprio sigillo della Comunità. Dato nel Palazzo priorale di Falconara li 10 agosto 1755” 11.

Dopo la morte di Giovanni Battista, avvenuta come si è detto il 25 settembre1765, per un biennio nessun Ricciotti appare in calce agli atti. Ma già dal 6 agosto 1766 12, ritroviamo fra i componenti del Consiglio un Ricciotti, Giuseppe, che sarà priore , poi, per due volte nel corso del 1767 13.

La raccolta organica degli Atti consiliari si ferma qui. Dopo il 1768 ancora una volta dobbiamo affidarci a documenti non sistematici, che non ci permettono di seguire le vicende del civico consesso cittadino passo per passo. Possiamo comunque presumere che anche Giuseppe vi restasse fino alla morte.

Il problema è che non sappiamo con certezza se il Giuseppe che troviamo agli atti sia Domenico Giuseppe, fratello di Giovanni Battista, morto il 19 agosto 1769, e questa è l'ipotesi più probabile, o il cugino Francesco Giuseppe, morto il 27 giugno 1787, di cui si trova una traccia in una nota relativa al passaggio delle truppe fra 1741 e 1744, conservata nell'Archivio di Stato di Ancona, in cui viene ricordato per l'anno 1742 come Deputato alle truppe spagnole.

Per gli anni successivi al 1768, la mancanza di documenti non ci permette al momento di conoscere quale fosse la composizione del Consiglio comunitativo.

Alla fine del secolo comunque un Ricciotti è nuovamente presente in esso e lega il suo nome ad un evento significativo, la decisione di edificare una nuova sede comunale. L'edificio in cui si trovava la stanza utilizzata fino ad allora per le riunioni era infatti piuttosto malridotto e la scala d'ingresso, senza copertura, era divenuta insicura. Così nel verbale della seduta del 21 luglio 1794 si legge che ” a parere dei priori Antonio Pauri, Domenico Belardinelli e Giovan Battista Ricciotti, urge la costruzione di una nuova residenza comunale per poter disporre di un'adeguata abitazione per il podestà”.

L'edificio, che verrà costruito accanto al Castello, viene progettato dall'architetto Pietro Zara e si configura come un palazzetto suddiviso in un piano terra, due altri piani con copertura a solaio e un campanile per la campana pubblica. In esso, oltre l'abitazione del Podestà, si prevede anche una capiente sala per le riunioni del consiglio, l'ufficio di segreteria, l'abitazione per il Commissario, un magazzino per l' Annona , un altro per i legnami, una camera per i birri, un camerino per i carcerati e una cantina 14.

Con quest'ultimo dato si chiude per il momento la nostra carrellata sugli incarichi pubblici rivestiti dalla famiglia Ricciotti nel Consiglio della Comunità di Falconara. La mancanza di altre testimonianze non ci permette di sapere se Giovanni Battista sedette nel Consiglio anche nel nuovo secolo, l'Ottocento.

Dopo l'età napoleonica, in ogni caso,mutate le modalità di accesso, i Ricciotti non entrarono più nel Consiglio. La loro esperienza si è comunque conservata nel tempo ed è rimasta viva nelle memorie famigliari, giungendo fino ai nostri giorni. Si è tramandata, ad esempio, fra i discendenti di Battistina Ricciotti, che sono vissuti fra Settecento ed Ottocento a Montagnolo di Ancona, tanto che Marco Ricciotti, che attualmente risiede a Torrette, ricorda ancora che da piccolo era solito sentirsi ripetere:” Nella nostra famiglia c'è stato in passato un priore”.

Infine, tanto per orientarci meglio del quadro della discendenza, dobbiamo aggiungere che i Ricciotti cha abbiamo incontrato in questi atti, appartengono ad un ramo parallelo al nostro, che inizia con Giovanni Battista (1659-1712), figlio di Antonio e fratello del nostro Domenico, prosegue con il figlio Francesco (3 luglio 1686-1727ca) e il nipote Giovanni Battista (22 agosto 1717-25 settembre 1765) per passare poi al fratello di questi Giuseppe (15 settembre 1719-19 agosto 1769) e infine al figlio di quest'ultimo Giovanni Battista (14 dicembre 1761- ).

1 Gilberto Piccinini, Il comune , in G. Campana,G. Marinelli, G. Piccinini, S. Sebastianelli, Falconara. Storie e immagini , Comitato per il 40. della ricostruzione del Comune ,Comune, [1989], p. 36.
2 Marcello Mastrosanti, Storia dei castelli anconitani attraverso i documenti negli attuali Comuni di: Agugliano, Ancona, Camerano, Camerata P., Falconara M., Monte San Vito , Numana, Offagna, Polverigi, Sirolo , S.l., s.n., 2005, p.324.
3 G. Campana,G. Marinelli, G. Piccinini, S. Sebastianelli, Falconara. Storie e immagini , Comitato per il 40. della ricostruzione del Comune ,Comune, [1989], p. 66.
4 Libro del Camerlengo , in Archivio Storico del Comune di Falconara [d'ora in poi ASCFa].
5 Atti consigliari dall' 11 giugno 1747 al 23 novembre 1768., n.5, in ASCFa.
6 Ivi, c.137v.
7 Ivi, c. 138.
8 Sono rispettivamente le date in cui risulta priore per la prima e l'ultima volta. Ivi, c. 146. e c. 230.
9 Ivi, c. 156.
10 Ivi, c. 216.
11 Ivi, c. 187r e 187v.
12 Ivi, c. 237.
13 Ivi, c. 248v e 260v.
14 Gilberto Piccinini, Il comune , in G. Campana,G. Marinelli, G. Piccinini, S. Sebastianelli, Falconara. Storie e immagini , Comitato per il 40. della ricostruzione del Comune ,Comune, [1989], p. 36.